La struttura architettonica del Castello Normanno di Erice, attualmente visibile, risale al XII secolo; fu realizzata utilizzando materiale di un preesistente santuario romano, dedicato a Venere, e adattandola alla conformazione della rupe.
Nell’interno risedettero i rappresentanti delle autorità regale: il Bajolo giudice civile ed esattore delle imposte, il Capitano Regio e successivamente il castellano.
Fino al XVI secolo, il castello fu piazza reale spagnola, successivamente, tra il XVI e XVII secolo, venne utilizzato come prigione.
Nel 1872 il Conte Agostino Pepoli restaurò a proprie spese le opere di fortificazioni, ricostruì la torre pentagonale, sistemò il giardino pubblico attorno al castello facendo sorgere il bellissimo parco detto Balio, così chiamato perché creato sul piano nel quale un tempo risiedeva il Bajolo.
Nelle strutture interne si notano alcune celle del carcere, una delle quali conserva ancora le catene che legavano i prigionieri al muro.
Nel cortile su uno sperone, sorgeva anticamente il “thèmenos”(recinto) all’interno del quale era posto un piccolo altare; del santuario rimangono solo pochi rocchi di colonna e frammenti di fregio calcareo. Qui in epoca medievale fu eretta una chiesa dedicata a Nostra Signora della Neve.
Verso Nord si vedono i resti di un muro di contenimento del tempio, di epoca romana ad “opus rectum”.
Nelle vicinanze dell’antico tempio vi è il cosiddetto “pozzo di Venere” che secondo la leggenda era una piscina dove la Dea faceva il suo bagno. Alcuni storici lo identificano invece nel luogo in cui le sacerdotesse si immergevano dopo il rito della prostituzione sacra, altri come una “favisa”, ovvero una fossa nella quale venivano deposti i resti dei sacrifici offerti alla Dea; meno plausibile è la tesi che fosse un granaio.