A Trapani sul finire del secolo XVI e gli inizi del XVII, ad opera della Società del Sangue di Cristo, in seguito fusasi con la Confraternita di San Michele (1646), sorsero i Misteri, gruppi statuari raffiguranti episodi della Passione di Cristo.
A ciò concorsero le rigorose disposizioni del Concilio di Trento e l’arrivo a Trapani dei padri Gesuiti che nel loro programma di catechesi avevano inserita la missione penitenziale, con lo scopo di evangelizzare i ceti più umili, anche attraverso elementi spettacolari quali processioni e cerimonie, atte a suscitare la pietà religiosa e la compunzione.
Alle categorie artigiane furono infatti affidate la cura e la sfilata dei sacri gruppi.
La tecnica usata per la realizzazione delle statue trapanesi è quella cosiddetta del legno tela e colla, consistente nello scolpire accuratamente nel legno i volti, le mani, i piedi e le parti in vista del corpo, che vengono poi applicate su una struttura lignea di legno di castagno rivestita con del sughero al fine di dare volume senza accrescerne il peso.
Gli abiti sono di tela impregnata di gesso e colla animale, e drappeggiata con morbide pieghe.
I gruppi scultorei che compongono l’attuale processione sono, per la maggior parte, opere settecentesche, frutto di rifacimenti degli originali delle prime processioni.
Fonti manoscritte e storiografia locale hanno tramandato i nomi di alcuni scultori: Giuseppe Milanti (1658- ?), Giacomo Tartaglio (1678-1751), Mario Ciotta (fine secolo XVII-1750 ca.), Antonio Nolfo (1698-1778), Baldassare Pisciotta (1715- 1792), Domenico Nolfo (1730-1782), Francesco Nolfo (1741-1809), Domenico Li Muli (1902-2003).
Le ricostruzioni, i restauri, le manomissioni e le modifiche effettuate nel corso dei secoli, hanno alterato l’originalità delle opere. I recenti interventi hanno consolidato le statue e restituito ad esse i primitivi colori.